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Lui & Lei

La fica ideale


di Membro VIP di Annunci69.it Alchimista980
05.07.2023    |    7.306    |    16 9.9
"Le dita percepirono, con mia grande soddisfazione, una leggera peluria sul monte di Venere e, poi, leggermente più in basso arrivarono alle grandi labbra:..."
“Sai, Francesca, io ho un mio ideale di fica dal punto di vista anatomico!”, esclamai tra il serio e il faceto.
“Una fica ideale!?” commentò lei con una risata.
“Si, certo!”, ribattei serioso, quasi infastidito dalla sua ironia che nascondeva un accenno di presa in giro.
“Allora sentiamo, dai! Come sarebbe questa tua fica ideale? Sono proprio curiosa!”, chiese Francesca con un tono fattosi improvvisamente serioso.
“Beh, innanzitutto non deve essere troppo stretta e piccola!”, dissi.
“Uhm! E poi?”, replicò lei, sempre più interessata.
“Poi deve avere le grandi labbra che propendono leggermente verso l'esterno, ma non troppo, eh! Atrimenti mi ricordano le orecchie di Dumbo!”, precisai.
“Le orecchie di Dumbo!!! Questa non l’avevo mai sentita!!!”, commentò con una risata divertita.
“Eh sì, perché, quando lecco la mia fica ideale, le grandi labbra mi devono avvolgere il muso, dal naso fino al mento! E, poi, così le posso mordicchiare e ciucciare, e sentirmi un tutt’uno con lei!”, conclusi, ignorando il suo commento su Dumbo.
“Beh, si capisce da ogni tua parola che ti piace la fica!”, esclamò lei, manifestando il proprio compiacimento.
“Ah, e poi una fica così ti deve riempire la mano quando ce la metti sopra, magari infilandola nelle mutandine! Mi piace sentirla tutta aperta e morbida sul palmo della mano! Capisci cosa intendo?!”, domandai malizioso.
“Eh, sì…penso di capire…”, rispose Francesca, ora eccitata.
“Tu ce l'hai così?”, le chiesi di getto con tono provocatorio.
“Eeehhh, chi lo sa?! Magari è proprio come la tua fica ideale, oppure no!”, esclamò, per poi aggiungere con voce melliflua: “Me lo dirai se arriverai ad infilare la tua mano dentro le mie mutandine!”.
“Ah, beh…interessante!”, risposi cercando di dissimulare il groppo alla gola che quelle parole mi avevano provocato.
“Ma, Andrea, dimmi: se io non avessi la tua fica ideale mi negheresti il piacere di sentire la tua lingua che ci gioca?”, chiese lei quasi supplicante.
“Giammai, Francesca! Non potrei negarti nulla!”, risposi eccitato.
“Comunque, il mio istinto mi dice che tu potresti averla molto simile al mio ideale!”, incalzai per rincuorarla.
Due giorni dopo questa conversazione telefonica Francesca ed io ci incontrammo per un caffè.
Non appena la vidi scendere dall’auto rimasi abbagliato: dal vivo era ancora più bella che in foto. Come mi aveva promesso, aveva indossato dei leggins neri attillati che mostravano due gambe e un fondoschiena favolosi, con una t-shirt larga che nascondeva, invano, un seno piccolo ma sodo.
Sulle sue spalle scendeva una folta chioma riccia di capelli castani.
Ma ciò che più mi colpì furono i suoi occhi, marroni con delle punte di verde che, illuminati dal sole, splendevano come due gemme sul suo viso.
Era vestita in modo semplice, quella semplicità che da sempre mi attrae e che fa emergere tutta la femminilità di una donna.
Ci accomodammo, ordinammo il caffè e parlammo del più e del meno come due persone che si conoscevano da tempo: c’era sintonia e complicità, non c’era alcun dubbio.
In tutto il tempo insieme non potei fare a meno di scrutarla con discrezione, di osservare i suoi gesti, le sue movenze, il suo modo di guardare, di parlare.
Mi piaceva tutto di lei.
E furono tanti i pensieri osceni che riempivano la mia mente.
Guardai l’orologio: ormai si stava avvicinando il momento di salutarci.
“Allora! Vogliamo fare o no questa verifica?”, chiesi maliziosamente impaziente.
“Beh, sì…sono davvero curiosa di sapere se la mia fica si avvicina al tuo ideale!”, rispose Francesca accondiscendente e con un sorriso sornione.
“Bene, allora andiamo! Ti accompagno alla tua auto”, dissi alzandomi.
Eravamo entrambi eccitati, era evidente.
Francesca aprì la portiera e non appena si girò la baciai su quella bocca che bravamo sin dal primo momento che l’avevo vista.
Le sue labbra avevano un buon sapore. Le nostre lingue si intrecciarono.
Mi staccai e la baciai delicatamente sul collo, sotto l’orecchio destro, e percepii il delicato profumo della sua pelle. Ero inebriato. E lei era eccitata.
“Fammi salire sul lato passeggero!”, dissi con tono perentorio.
Lei non rispose ma il suo silenzio valeva come una risposta affermativa.
Feci rapidamente il giro del veicolo e ci ritrovammo seduti l’una accanto all’altro.
Ci baciammo nuovamente come due adolescenti al primo appuntamento.
La mia mano si insinuò sotto i suoi leggins, dentro le mutandine.
Le dita percepirono, con mia grande soddisfazione, una leggera peluria sul monte di Venere e, poi, leggermente più in basso arrivarono alle grandi labbra: il mio istinto ci aveva visto giusto, la sua fica, almeno al tatto, aveva tutti i requisiti giusti!
La mia mano era piena della sua fica, bagnata.
“Presumo che questa umidità non sia sudore”, esclamai mentre la baciavo nuovamente sul collo.
“No, non è sudore”, rispose lei con un filo di voce, ansimante.
Due giorni dopo Francesca ed io eravamo nella stanza di un motel, finalmente da soli, finalmente pronti a scoprirci.
Appena entrati ci baciammo avidamente e non ricordo quanto tempo impiegammo a toglierci i vestiti. Lei era in piedi davanti a me, scalza, e con indosso solo l’intimo.
“Beh, l’altro ieri ho usato il tatto…ora è il momento di usare tutti gli altri sensi!”, le sussurrai eccitato e voglioso.
Lei mi guardò e, restando in silenzio, si sdraiò sul grande letto alle sue spalle.
Rimasi qualche secondo ad ammirare quel corpo favoloso, che finalmente potevo esplorare e fare mio.
Mi inginocchiai sul bordo del letto e presi con le mani il suo piede destro, portandolo sulla mia bocca per leccarlo. Poi la mia lingua iniziò a percorrere la caviglia, poi il polpaccio, il ginocchio, fino a fermarsi sull’interno coscia. Mentre baciavo delicatamente la sua pelle, fresca e vellutata, guardai il volto di Francesca per percepire le sue sensazioni: lei mi osservava in silenzio, i suoi occhi fissi sui miei movimenti, gustandosi il piacere che la mia lingua provocava su ogni centimetro della sua pelle.
Mi ritrovai con la testa sul suo pube. Baciai la sua fica ancora protetta dalle mutandine.
Con un movimento improvviso le alzai i glutei e gliele sfilai.
Ora Francesca era sdraiata davanti a me, a gambe aperte, la sua fica al mio cospetto.
“Finalmente posso ammirare questo spettacolo!”, esclamai.
La mia vista confermò ciò che già aveva appurato il tatto: Francesca aveva la fica perfetta, la mia fica ideale!
Indugiai con lo sguardo sul monte di Venere, ricoperto da una corta peluria nera, per poi studiare l’anatomia della fica: le grandi labbra, di un colore tra il rosa carne e il nero, spiccavano verso l’esterno come due piccole ali.
Posai la mia mano destra sopra la peluria e con il pollice iniziai a massaggiare all’altezza del clitoride, lentamente, con movimenti circolari.
Lanciai un ultimo sguardo in direzione del suo viso: i suoi occhi mi imploravano di farle sentire la mia lingua dentro di lei.
Accolsi le sue silenziose preghiere e, infilando le mie braccia sotto i suoi glutei, le alzai il bacino e affondai la testa tra le sue gambe.
Il mio naso strofinava il clitoride, mentre la mia lingua si divideva tra le grandi labbra, con movimenti lenti ma decisi. La mia bocca era piena del suo sapore. La mia saliva si univa al suo piacere che iniziava a manifestarsi.
Improvvisamente il ventre di Francesca sussultò e in quel momento capii che il suo corpo mi stava chiedendo di farla arrivare all’orgasmo.
Ora la mia lingua si infilava dentro di lei, mentre le sue grandi labbra mi avvolgevano dal naso fino al mento, esattamente come, secondo la mia teoria, avrebbe dovuto fare la mia fica ideale!
Le sue gambe mi stringevano sempre di più il dorso e lei iniziò a gemere di piacere.
Era musica per le mie orecchie!
Avrei continuato a donarle piacere, ad assaporare il suo sapore, a scoparla con la lingua all’infinito: ero completamente in estasi.
Le mani sulla mia testa che premevano verso il basso mi avvisarono dell’imminente orgasmo e, allora, aumentai il ritmo delle mie leccate e dei miei baci.
Francesca lanciò un urlo, mentre la sua testa si reclinava all’indietro e la sua schiena si arcuava: la mia bocca si riempii del suo nettare, dolce e saporito.
Con un balzo mi staccai dalla presa delle sue gambe, ormai arrendevoli, e salii col mio corpo sul suo.
La baciai sulla bocca per condividere con lei il suo sapore.
Francesca era in trance, completamente sottomessa a me.
La penetrai senza preavviso, ma con delicatezza.
Il mio cazzo ora era dentro la sua fica, piena della mia saliva e dei suoi umori.
“Scopami, ti prego, scopami!”, sussurrò lei ad un mio orecchio.
“Si, ora ti scopo! – risposi - ma a modo mio! Voglio gustarmi a lungo questo momento! Voglio scoparti piano! Voglio portarti lentamente nuovamente all’apice del piacere!”.
Lei mi guardava vogliosa, era ciò che voleva anche lei.
Iniziai a scoparla adagio, infilando tutto il cazzo nella sua fica e lasciandolo lì, mentre col bacino roteavo, per poi tirarlo fuori e penetrarla di nuovo.
Andai avanti così per un po’, mentre alternavo i miei baci sulla sua bocca, sul suo collo, sotto le sue ascelle. Scopandola in questo modo mi sentivo totalmente dentro di lei e completamente padrone del suo corpo: eravamo uniti nell’amplesso come un corpo unico!
Sfilai il cazzo, mi inginocchiai e le alzai le gambe portando i suoi piedi all’altezza del mio viso.
Ripresi a scoparla in questa posizione, tirando fuori di tanto in tanto il cazzo per strofinarlo dapprima sul clitoride e, poi, sulle grandi labbra; nel frattempo le leccavo le dita dei piedi mentre, dall’alto della mia posizione, potevo gustarmi le espressioni del suo viso, ormai paonazzo.
“Cazzo, sì! Sto venendo, Andrea!”, esclamò improvvisamente Francesca inarcando la schiena.
“Anche io, sto venendo anche io!!”, urlai di rimando.
Francesca lanciò un urlo di puro godimento, mentre io, con una mano, tirai fuori il cazzo e riversai tutto il mio sperma sulla sua pancia con potenti fiotti.
Restammo ancora così, io inginocchiato tra le sue gambe, in piena estasi post coito, che continuavo a leccarle le dita di un piede, mentre lei, sdraiata, con la bocca aperta e gli occhi socchiusi, si carezzava il ventre spalmandosi il mio sperma caldo.
Guardai nuovamente la sua fica…eh sì…era proprio la mia fica ideale!

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